martedì 23 ottobre 2012

Inseminoid



Film horrorifico fantascientifico del 1981, diretto da Norman J. Warren, costato nemmeno poi così poco. La pellicola parte come copia di Alien e finisce per ispirare Prometheus (forse che anche Ridley Scott ha comprato il DVD alla festa dell’unità?), e ormai lo spoiler è fatto e tanti cari saluti.

Un gruppo di scienziati, che pare ne sia pieno il mondo, viene spedito su un pianeta a caso dove ci sono le rovine di un’antica civiltà perduta (come l’abbiano scoperto non si sa, ma del resto questa è vanità). Arrivati, c’è una spelonca buia, fredda e abitata dallo spirito del Natale da esplorare e , come nelle migliori delle tradizioni, i due scienziati designati pensano bene di dividersi. Allor dunque uno dei due trova uno splendido cristallo, mentre sta lì a guardarlo ammirato, questo gli esplode in faccia e lo lascia esanime. Panico. Gli studiosi (la filmografia degli ultimi tempi dimostra che non sono proprio svegli subito) portano a bordo il ferito con ancora addosso i frammenti del cristallo esploso. Seguono lunghi minuti di profondissime considerazioni,
che nella vecchia civiltà ogni essere aveva il suo duplicato ed erano super intelligenti, che ci sono i campi energetici e forze energetiche tutto intorno a te, e poi tutti in bagno, ognuno con il suo righello. Damblè appare uno che corre urlando per tutta la stazione: il cristallo c’ha i poteri e riesce a controllare gli esseri umani, facendo fare loro cose a piacimento come ballare la macarena, che è sempre un ballo molto attuale. Panico, di nuovo. Il resto dell’equipaggio lo rincorre in lungo e in largo cercando di fermarlo e probabilmente cercando di carpirci qualcosa. Tra loro c’è la povera Gail (mente eletta tra le tante), che nel tentativo di fermare l’invasato e poiché proprio non se la sente di abbinare il giallo col blu, muore tragicamente. Rivai nella grotta per prendere un altro po’ di questo cristallo, che ormai avrebbero dovuto capire che sarebbe meglio evitare. Ed ecco che appare un essere timido, non si fa riprendere dalla telecamera perché non c’ha avuto tempo di passare dal parrucchiere a farsi la piega, uccide Mitch (lo scienziato quello emotivo), che tanto è afro e sarebbe dovuto morire ore fa, mentre rapisce Sandy (la scienziata giusta al momento giusto) e se la porta nel suo laboratorio. Nella vagina della povera malcapitata vengono introdotti un liquido verdastro e delle uova di quaglia, dopo di che la riaccompagna nella stazione come se nulla fosse successo. Esplosione nella necropoli, così per gradire e subito dopo lieta notizia, Sandy è incinta, ma la gravidanza l’ha un po’ cambiata dentro e, cuore di mamma, inizia a squartare e uccidere a destra e a manca, tant’è che i pochi sopravvissuti finalmente capiscono che c’è qualcosa che non va e che forse sarebbe il caso di cominciare a tenersi un po’ più sulla difensiva.
Riuscirà la dolce Sandy a partorire? E cosa mai uscirà dal suo grembo?

Il film è decisamente troppo lento, i combattimenti sono a dir poco imbarazzanti, ma la cosa che mi ha deluso di più è il plot in generale, perché io, da un film che si chiama Inseminoid mi aspettavo ben altre cose. 

Da grandi pellicole derivano, inevitabilmente, grandi insegnamenti:
  • il miglior modo per trasportare i cadaveri è tirarli per i capelli;
  • se urli, gli altri ti sentono;
  • astronave che vai, partoriente che trovi.



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