Piccola premessa, dopo aver visto questa roba tutti voi che leggete
avete il dovere morale di darmi dei soldi, perché per guardare questo film sono
un po’ morta dentro, ora mi sento come i giovani soldati americani di ritorno dal
Vietnam. Adesso possiamo cominciare.
Horror direct to video del 2004 diretto da Vince D’Amato e liberamente,
ma proprio tanto liberamente, ispirato a “Carmilla” di Le Fanu.
Jenna, che non è nemmeno tanto bella da guardare, fa incubi corrotti e
si risveglia poi in macchina con il padre, che la sta portando lei-sa-dove.
Mentre vanno, investono un uomo incatramato, che credo voglia rappresentare uno
zombie, ma la cosa non li turba e procedono giocondi per la loro meta. Una voce narrante ci dice che c’è vento di
tempesta in città, un bizzarro morbo, simile ad una malattia mentale, induce
gli uomini all’omicidio e al cannibalismo. Ma ritorniamo a noi. Una donna, che
sembra appena uscita da un
bordello, messa la macchina di traverso per strada,
costringe i due a fermarsi. Lady Godiva smolla ai due fessacchiotti sua figlia,
Carmilla, ridanciana come poche, mentre lei porta l’altra figlia, imbavagliata,
all’ospedale dei pazzi. Via. Si riparte verso l’ignoto con Carmilla, seducente
come un tir di carta igienica, che ammicca al vuoto. Sosta dal benzinaio per fare pipì. Una donna,
di nome Bob, vestita di nero e con un cane al guinzaglio, regala un amuleto a
Jenna e uno a Carmilla, così nasce una profonda amicizia. Nell’aria c’è sempre
un vago sentore di adescamento, che però muore lì. Poco dopo un altro tizio,
con una camicia dai colori sgargianti, entra dal medesimo benzinaio di cui
sopra e trova la povera Bob morta ammazzata e il benzinaio che sbava. S’è
beccato la malattia perché Carmilla l’ha morso a tradimento. Da un altro
benzinaio, che le stazioni di servizio pare siano l’unica ambientazione
possibile, il generale incontra Lady Godiva, le molla due ceffoni e prende su
la ragazza imbavagliata, pensando si tratti di Carmilla. L’anziano rancoroso
che si fregia di cariche militari a caso si scopre essere in combutta con
Travis, cioè con il padre di Jenna. Quest’ultimo gli spiega che lo hanno allegramente
menato per il naso e che la vera Carmilla ce l’hanno loro. Capita la situazione
il generale accosta e abbandona la finta vampiressa nei boschi. La macchina del
trio Lescano intanto si ferma. Fumano per ingannare l’attesa del deus ex machina e fumo anch’io per rendere
più sopportabile questo strazio. Giacché ci sono, ammazzano un vampiro un po’
zombeggiante, si cambiano d’abito e conversano amabilmente con una poliziotta
popputa. Risolto il problema alla macchina si riparte. Segue scena lesbo
eccitante come un cane che piscia su un idrante, e poi scena di Jenna che si
mette il tampax. Finalmente arrivano in questo stramaledetto luogo misterioso,
che proprio non se ne poteva più, cioè in un convento con tanto di cripta.
Altra scena lesbo e infinite altre scene insensate. Mentre si aspetta l’arrivo
del generale vengono uccise un po’ di educande zombie a colpi di motosega. Giunto
infine l’arzillo vecchietto, finalmente si capisce dove si va a parare. La loro
missione è di uccidere Carmilla nel suo luogo di sepoltura, in modo da mettere
fine alla spirale di orrore e violenza che questa ha generato. Ci riusciranno
mai? Io so solo che a quelli non affiderei nemmeno un sacchetto della
spazzatura. Ad ogni modo, guardate il film fino alla fine perché il finale è
sconcertante e svela anche il motivo del titolo.
Tutto in questo film è desolazione, la sceneggiatura è scritta una foca
con il raffreddore, a scegliere i luoghi in cui girare la pellicola c’hanno
mandato un cieco e il casting l’ha fatto il tenutario del bordello in cui si
serve D’Amato. Un’altra cosa di cui non mi capacito è del perché gli zombie
debbano essere ricoperti di bitume, ma mi rendo altresì conto di non essere in
grado di contemplare concetti così alti.
Ricordate sempre:
- anche i vampiri fanno pipì;
- occhio per occhio, dente per sigaro;
- se leggessi un po’ di più non daresti un passaggio ad una che si chiama Carmilla.
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