Commedia horror del 2014 diretta da Jordan Rubin, scritta da Al Kaplan, Jordan Rubin e Jon Kaplan.
Un altro crimine contro madre natura è compiuto. Rifiuti tossici scorrono lungo il fiume, arrestando la loro folle corsa davanti ad una diga costruita da innocui e operosi castori. Contemporaneamente tre ragazze, di cui una cornificata, si recano in una baita in riva al lago per trascorrere un tranquillo fine settimana tra donne e, all'occorrenza, per mignottare. Manco a dirlo in casa non c'è campo e subito dopo aver fornito questa fondamentale informazione: tette! Si va tutte a caccia di castori con le puppe al vento. A sera i fidanzati raggiungono le rispettive pulzelle e seguono scene di sesso selvagge tranne che per la cornuta e il cornificatore. Finalmente assistiamo alla prima apparizione del castoro assassino che, ahinoi, non miete vittime, anzi è proprio lui a finire in un sacco per cadaveri. Ma la morte non lo ferma e nottetempo fugge verso la libertà. Il mattino seguente i baldanzosi giovani vanno a bagnare le proprie terga al lago, qui vengono aggrediti da timidi castori zombie che riescono
a tagliare di netto il piede ad uno dei ragazzi, Buck. Il resto della truppa riesce a portare l'amico ferito a riva e con lui anche il piede amputato. E' impossibile chiamare i rinforzi, i previdenti castori hanno divelto i fili del telefono fisso e cominciano a saltare fuori da ogni dove. Urla e isteria. Nonostante siano circondati da bestie rabbiose, la cumpa decide di rimanere in casa ed aspettare la morte, almeno fino a sera. Di notte, che di giorno fa scostumatezza, trovano il coraggio di dividersi. I più impavidi decidono di correre verso la macchina ed andare in cerca di aiuto, sottovalutando l'arguzia del castoro non morto. La disperazione di fa più cupa quando scoprono che il morbo di cui sono vittima i castori colpisce anche le persone.
Film decisamente poco originale, realizzato sulla falsa riga delle pellicole SyFy o Asylum e che quanto meno ha la buona creanza di non prendersi troppo sul serio. A parte un capannello di protagonisti poco svegli, i castori zombie e un diluvio di battute sul sesso (il termine beavers in inglese ha due diverse letture) c'è davvero poco altro, tant'è che il racconto si svela in soli 77 micragnosi minuti. Come spesso accade, la trama è scarna e condita da pessime battute recitate da attori anche peggiori, l'unico punto a favore del film sono le bestie. Enormi pupazzoni dal design agghiacciante farciti di frattaglie che omaggiano gli spregiudicati anni '80. Zombeavers è poco divertente e non dedica tempo sufficiente alle scene splatter che avrebbero potuto risollevarlo, l'intera riuscita del film è infatti affidata all'avvenenza delle tre protagoniste e alle loro scarse tette, come se Rubin non sospettasse dell'esistenza di un competitor ben più professionale e dai contenuti differenziati: youporn. Insomma Zombeavers è dell'ennesima operazione commerciale portata alla popolarità dall'inesperto popolo di internet che farà indignare i puristi degli scult.
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