Colin Clive nasce nel 1900 a St. Malo, in Francia. Discendente dell'eroe coloniale Clive, le sue aspirazioni di percorrere la carriera militare vanno in frantumi quando, a seguito di una caduta da cavallo, si rompe una gamba. Esonerato dal servizio militare durante la Grande Guerra, inizia il suo percorso professionale come attore di teatro, proprio interpretando il ruolo del colonnello Stanhope nel dramma Journey's End, portato in scena al Savoy Theatre di Londra.
Il regista James Whale gli offre il ruolo del capitano Denis Stanhope anche nella versione cinematografica dell'opera, con la quale Clive debutta sul grande schermo. Colin Clive impressiona Hollywood con l'intensità smisurata del suo carattere e la sua unica voce baritonale rauca. Ritornato a Londra, Gareth Gundrey lo vuole in The Stronger Sex.
Viene poi contattato dalla Universal. Il Dracula prodotto dalla casa di distribuzione aveva avuto un enorme successo, la Universal era quindi alla ricerca di un tempestivo follow up. Frankenstein di Shelley è opzionato come prossimo film orrifico. La parte del chirurgo è ambita da Bela Lugosi ma Whale vuole Clive come protagonista. I tratti demoniaci del volto di Clive vengono caricati per evidenziare la natura ossessiva del personaggio, e rimane indimenticabile la scena in cui, con tensione rigida, canta Egli vive quando il suo mostro (Boris Karloff) inizia a muoversi. La magistralmente interpretazione del dottor Frankenstein, mossa dalla mostruosità e dalla follia che ritrova in se stesso, lo consacra definitivamente al grande pubblico.
Negli anni successivi gli vengono riservate sia parti da protagonista che secondarie. Nel 1935 è Edward Rochester in Jane Eyre- L'angelo dell'amore di Christy Cabanne, mentre l'anno successivo interpreta un ufficiale britannico nel film di Richard Boleslawski, Il conquistatore dell'India, in cui si raccontano le gesta dell'avo dello stesso Clive.
Ritorna poi a Broadway per interpretare due ruoli nella stagione del 1933-34 e un altro in quella successiva.
Recita ancora una volta per la Universal nel sequel La moglie di Frankenstein, il suo ruolo è decisamente più defilato rispetto al primo capitolo ma ugualmente toccante. L'attore appare drasticamente invecchiato e il suo declino fisico viene sottolineato da Whale. A questo punto della sua carriera l'alcolismo inizia ad interferire pesantemente con il suo lavoro.
Nel 1936 è al fianco di Peter Lorre in Amore folle, horror con elementi fantascientifici del 1936. Tratto dal romanzo francese Le Mani di Orlac di Maurice Renard che racconta la storia di un pianista. Il protagonista perde entrambe le mani in un incidente, dunque gli vengono innestate le mani di un assassino che finiranno per condizionare la sua mente.
Nel 1937, gira L'uomo che amo di Frank Borzage in cui interpreta il vile marito di Jean Arthur. Clive ancora una volta carica emotivamente il suo personaggio, facendone un'analisi profonda e riuscendo a comunicarne tutta l'irascibilità e la demenza.
L'alcolismo cronico di Clive ne compromette la breve carriera, portarlo infine alla morte. L'attore muore infatti all'età di 37 anni per complicazioni dovute alla tubercolosi.
David Manners, che ha recitato con Clive in Journey's End, ha detto di lui: Per me il suo volto era una maschera tragica. So che era un uomo torturato. Sembrava ci fosse una scissione nella sua personalità: da una parte la bontà e la gentilezza, dall'altro un uomo che faceva uso di alcol per nascondere al mondo la sua vera natura.
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