domenica 6 ottobre 2013

Centurion


Epica pellicola scritta e diretta da Nail Marshall ed interpretata da Michael Fassbender, che sta nudo anche quando il tempo è cattivo, perché è mostrando le sue grazie, e non recitando, che fa del mondo un posto migliore.

Si comincia per l'appunto con Fassbender, centurione romano dal bizzarro nome di Quintus Dias, che corre nudo nella neve per le selvagge lande britanniche. Sono ormai due anni che il soldato si trova nel posto più caccamerdoso mai conquistato dall'Impero Romano, ma talmente caccamerdoso che appena ti distrai rimirarando le stelle, i Pitti arrivano, sterminano la tua guarnigione e ti portano in catene al loro campo. Per fortuna però Marcus fugge e va ad avvisare Agricola. Nel mentre il generale di legione Titus Flavius Virilus è costretto ad abbandonare il tavolo di braccio di ferro per riunire gli uomini, sconfiggere i popoli barbari e unificare la Britannia tutta, roba da poco insomma. La Nona legione romana parte dunque guidata da una
pitta muta con lo sguardo accoltellatorio. Quintus sta ancora correndo nella neve. Quand'ecco che arriva Titus e lo salva dai ferocissimi barbari, tutti colorati in faccia che nemmeno i guerrieri masai. Quintus aiuterà la Nona legione a trovare l'accampamento pitto in modo che possano uccidere il loro re Gorlacon e quindi sconfiggere gli incivili una volta per tutte. Gli astuti guerrieri romani percorrono all'incirca 2 miglia prima di cadere in un'imboscata, imboscata guidata dalla muta pitta con lo sguardo accoltellatorio di cui sopra. Li ha traditi. Palle infuocate, teste scoperchiate, frattaglie sparse al vento, fiumi di sangue. Rimangono in vita una manciata di soldati romani, tra cui ovviamente il nostro idolo delle folle Fassbender, che si nasconde tremante sotto un paio di cadaveri. Anche il generale Titus rimane in vita, ma viene fatto prigioniero dai Pitti. Vuoi non andarlo a raccattare, che tanto sono in tre stronzi contro un'orda di barbari incarognita? Si riparte, il tempo di tirare un'accetta in fronte ad un barbaro invasato e si va a liberare Virilus per l'amor patrio. Dopo tanta sofferenza però, a sera, riuniti intorno ad un fuoco ristoratore, Pisolus, Botolus, Urulus, Gongolus e Capivoleriotibus hanno ancora la voglia di parlare dei loro sogni di gioventù. Ci siamo, raggiunto l'accampamento pitto gli strateghi si preparano a liberare il generale, che però è incatenato ad una roccia, dunque non riuscendo a svincolarlo dalle catene di ferro a morsi, se ne vanno, ma non prima di aver ucciso il figlio innocente di Gorlacon. Per vendicare la morte del fanciullo, il re pitto fa combattere il generale, ovviamente a mani nude, contro la muta armata fino ai denti. E Virilus muore. E la muta ulula alla luna. Dopo di che è un'eterna fuga e un'eterno inseguirsi. I romani scappano e i pitti corrono loro appresso. Si va avanti così per tempo infinito. Ma per fortuna compare Arianne. Riusciranno i valorosi soldati a raggiungere il vallo o moriranno tutti miseramente di ipotermia?

Il film di Marshall non è propriamente un film brutto, non è propriamente nemmeno un film bello, è semplicemente un film medio, sciatto, talmente rimediaticcio che il potenziale trash intrinseco nella pellicola ne risente fortemente. Il regista non si sforza minimamente di rendere originale una trama già poco invitante, che si tiene ben lontana da qualsivoglia introspezione, con una caratterizzazione dei personaggi ridotta al minimo e affidata ai classici stereotipi del romano civilizzato e del barbaro che poi barbaro ci è anche rimasto. Bisogna altresì riconoscere a Marshall di aver avuto poche pretese nel girare un film storico così misero di contenuti, tanto che non si riesce a mantenere memoria di quello che si è visto appena spento il tv. La visione è però tollerabile, dato il ritmo sostenuto, la bella ambientazione e la fotografia pumblea che bene rende il clima perennemente autunnale dell'Inghilterra, anche gli effetti speciali sono molto curati. Imperdonabile però è la banalità del finale, decisamente troppo scontato. 


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