Film del 1982 diretto a quattro mani da Joe D'Amato, con lo pseudonimo di Kevin Mancuso, e George Eastman ad occuparsi delle scene d'azione e che ha saggiamente evitato di comparire accreditato.
La guerra atomica è da poco terminata e le occasioni di svago sono poche, quindi un gruppo di scalmanati con la faccia inzaccherata di acqua ramata decide di intrattenersi violentando suore e crocifiggendo preti. Cinque prodi eroi con il petto cosparso di olio si celano nell'ombra, in attesa di mettere fine al raccapricciante spettacolo. Al termine della sanguinosa missione saranno in due ad abbandonare il gruppo di machos vendicatori. Il primo scacciato a causa della sua bramosia sessuale, il secondo deciso invece a mettere su famiglia. Nisus e la sua compagna Maida stabiliscono quindi di trasferirsi in un'armoniosa comunità in cui lavorare allo sviluppo di una nuova forma di energia e in
cui si conservano gli esplosivi nella sala macchine. Nisus non può sentirsi sicuro neanche nella nuova società, l'esercito del terribile Black One formato da cowboy motociclisti e tizi in tenuta da swat con utilissimi scudi bucati arrivano a sconvolgere l'idillio. Gli assalitori riescono a penetrare le imponenti difese - due fili di corda spinata - quindi le donne tentano la fuga con le tette al vento, mentre i giovani vengono sodomizzati. Il nostro eroe superfico muore a metà del film e il nuovo ordine prende il comando del piccolo villaggio impossessandosi quindi anche dell'impianto per la produzione di energia. Soltanto i suoi ex compari possono vendicare il mitico Nisus, ma non senza l'aiuto degli indiani d'America.
Se qualcosa di buono c'è in questo film - considerato uno dei migliori di Joe D'Amato - è che ci viene evitato lo spiegone iniziale su quanto la guerra atomica e la necessità di sopravvivere abbiano trasformato gli uomini in belve senza il minimo rispetto delle regole del buon vivere. La trama è a dir poco confusa tanto che, nonostante il titolo, di gladiatori non c'è traccia. Ad intorbidire ancor di più le acque arriva anche l'inserimento di elementi western del tutto fuori luogo in un futuro post atomico e che trovano spiegazione solo nel fatto che il tutto si svolge in Texas. Il protagonista muore poi a metà pellicola andando ad allargare il buco nella sceneggiatura, se di sceneggiatura si può parlare. Certo è che tra combattimenti sconclusionati, inseguimenti con catorci accomodati alla meno peggio e scempiaggini un tanto al chilo resta poco tempo per la noia. Per quanto riguarda il lato tecnico della pellicola c'è veramente poco da dire, ogni cosa è orrore accompagnato da insopportabili rumori di fondo e da una colonna sonora capace di far sanguinare le orecchie. Unica gioia è ritrovare Donald O'Brien nel cast, grande interprete dei molti western all'italiana del nostro cinema. Anno 2020 - I gladiatori del futuro rientra quindi a pieno titolo nei film da guardare se non ci si vuole bene.
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