mercoledì 5 settembre 2012

Zardoz



Film di fantascienza, fantafilosofia, fantasociologia e non so bene che altro, del 1974 distribuito dalla 20th Century Fox.  La regia è di John Boorman e Sean Connery ne è il protagonista, perché il costo della vita era aumentato e lui voleva tanto quella graziosa villettina alla periferia di Kinross, così ci poteva fare l’orto.  

La trama in soldoni è questa, la maggior parte degli esseri umani è sottomessa al culto del dio Zardoz, il dio “testone” dice loro cosa fare, chi uccidere, dove indirizzare il proprio sperma, insomma, le solite cose che fanno gli dei. Fatto sta che ad un certo punto un uomo molto bello, molto intelligente e con un paio baffi davvero niente male, di nome Zed, che poi è Sean Connery, sente puzza di merda, e, dopo aver guardato nelle sue splendide mutande dal colore indefinito, capisce che non è stato lui e che forse il suo dio non gliela racconta proprio giusta. Dunque prende ed entra in quell’enorme capoccia che è il suo dio (dimenticavo di dire che il dio-testa altro non è che un  Boeing 737) e iniziano a volare per campi e valli. Vagando vagando,
arriva in questa specie di comune, dove degli pseudo hippies hanno raggiunto l’immortalità e vivono completamente distaccati dal resto degli uomini,  posseggono lo scibile umano, hanno la democrazia, hanno cibo in quantità, ma hanno altresì donne con poppe molto piccole, uomini impotenti e un leggero desiderio di morte. Insomma, sono felici, ma nemmeno poi così tanto. Sicché Zed, l’uomo mutanda, atterra in questa landa e fa subito agitare le donne, e anche qualche uomo un po’ frifrì, che con la scusa di capire come è arrivato tra loro e com’è la sua “struttura generica” lo stoccacciano e ammiccano e a tratti gemono. Adesso, non vorrei spoilerare il resto del film, quindi vi dico solo che le cose iniziano a mettersi male per gli eletti e per Zardoz perché l’uomo mutanda sa leggere, e prima o poi, a forza di leggere, ti capitano tra le mani quei libri che ti fanno aprire la mente, che ti svelano la verità vera, una verità a volte scomoda, ma che non si può ignorare, una verità che esige vendetta. Tutto il turbamento, l’ansia e la tensione umane trovano soddisfazione ne “Il meraviglioso mago di Oz”. Forte di questa lettura, Zed porta gli eletti (cioè  gli pseudo hippies) dalla propria parte e riesce anche ad ottenere un po’ di nozioni utili, ma questo in cambio di prestazioni sessuali. Alla fine va a finire che tutti quelli che vivono, vivono felici, e tutti quelli che muoiono, muoiono comunque felici.
Adesso vorrei parlare un po’ della performance di attore di Sean Connery, ch è a dir poco divina. Zed non fa altro che aggirarsi per posti essendo consapevole del suo essere maschio alfa, lancia sguardi languidi alle femmine, sorride di un sorriso suadente, tant’è che anch’io ho provato fremito come mai nella mia vita. Voi direte che quando sei Sean Connery è facile conquistare sessualmente il prossimo, ma oltre al sex appeal c’è di più e ne dà prova. La massima espressività l’attore la raggiunge in due momenti, in cui non si risparmia e catalizza tutta la sua energia in:
  • mimare con le braccia una caduta;
  • sbattere contro un muro immaginario.

Mai vista tanta generosità nei confronti dei telespettatori. Regalare attimi di trasporto del genere non è cosa facile, io ho pianto pensando a quanto si è impegnato. Lo ha fatto per tutti noi.
Infine, non ci resta che analizzare gli importantissimi insegnamenti morali che il film comunica:

  • se tra tanti uomini con il fucile ce n’è uno con la pistola, quello con la pistola non è un uomo morto, bensì un super uomo;
  • lo sperma è il bene, mentre il fucile è il male (anche se tutti in realtà non agognano altro che la morte, anche un po’ il pene di Zed, ma più la morte);
  • quando uno sa penetrare, penetra anche senza sfilarsi le mutante.


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