giovedì 27 settembre 2012

La Croce Dalle Sette Pietre



Film - forse horror - del 1987, scritto e interpretato da Marco Antonio Andolfi, che scoprirete essere proprio un bel guaglione.

La pellicola, totalmente finanziata dallo Stato, racconta l’incredibile vicenda di Marco Sartori da Roma che si reca a Napoli per incontrare la cugina Carmela, tra l’altro venuta su niente male. Il nostro eroe, per nulla inibito dall’eventuale incesto, tenta di sedurre la ragazza raccontandole la sua triste storia. L’esperienza in collegio e i duri anni di lavoro alla Germania. La straordinaria bellezza del protagonista esige per contrappasso un mare di guai. Uno scippatore porta via allo sprovveduto Marco una collana con una croce gemmata, che gliel’aveva pure regalata la mamma e c’era tanto
affezionato. Da questo momento inizia una nuova travagliata avventura del romano in trasferta che pur di rientrare in possesso del maltolto è pronto a sfidare la camorra.

La croce dalle sette pietre nasce in seguito ad uno scippo realmente subito da Marco Antonio Andolfi, ma il regista non si limita ad analizzare l’atto criminale in sé e lo arricchisce di esoterismo, di religiosità e tenta una profonda analisi della natura umana. Diretto, per asserzione dello stesso Andolfi, a suon di schiaffi e denunce penali, ma anche con un poco d’amore, il film mette in scena l’eterna lotta tra bene e male e nello specifico tra Gesù Cristo e lo dimonio che compaiono nella pellicola come comprimari.
Lo scarso finanziamento da parte del Ministero dei Beni Culturali costringe Andolfi ad improvvisarsi regista, interprete, sceneggiatore, doppiatore, stuntman e persino tecnico degli effetti speciali. Da cui il pietoso risultato. La pellicola incrocia le vicende di un uomo lupo con quelle della camorra napoletana e giusto per non cadere ancora più nel ridicolo, a supporto della storia, arrivano tutti i peggiori pregiudizi sui napoletani che in quanto tali sono inevitabilmente camorristi. La recitazione di tutti i protagonisti – Eddy Andolf in primis – è pessima, tutti roteano sul set in preda ad un’isteria inconsapevole lasciando così atterriti persino gli oggetti di scena. Il climax è raggiunto quando appare in scena il licantropo, glabro ovunque fuorché per un po’ di peli in faccia e –fortunatamente - sul pube, che non si limita a sbranare il prossimo come da tradizione, ma ne fa una fondue grazie agli occhi di brace. Metà del minutaggio si perde in scene senza significato alcuno (orge, apparizioni divine e tutto quello che vi viene in mente), montate a caso e inquadrate peggio, accumunate soltanto dalla fotografia vermiglia. E se al pubblico maschile viene concesso di godere delle grazie delle impudiche comparse femminili, alle donne non resta che accontentarsi della fin troppo millantata avvenenza di Andolfi.
Non riesco a spiegarmi come Italia La croce dalle sette pietre possa aver avuto così poco successo (fu proiettato in solo due sale in Sicilia), trovo però consolazione nell’apprendere che la pellicola ha invece goduto di una fortunata tournèe in giro per il mondo, diventando popolarissima in Giappone, Cina ed Argentina. Visione caldamente consigliata ai cultori del brutto che qui trova senza dubbio alcuno una delle sue massime espressioni.
Marco Antonio Andolfi ha dichiarato in una sua intervista di aver tanto sofferto a causa della perfidia degli uomini. Ce l’hai fatta scontare la perfidia Andolfi, ce l’hai.







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