Un altro fine di stagione è arrivato ed è dunque tempo di un bilancio equilibrato. Questo è stato l'anno dell'irrisolto fatto di cicli ripetitivi che portavano inevitabilmente al punto di partenza, sottotrame superflue, personalità incostanti e domande che non possono avere risposta.
Gabriel e Sasha piombano in una follia non facile da giustificare, Michonne e Tyreese cercano invano di sottrarsi alla violenza, Rick e Carol istigano il comportamento brutale l'uno dell'altra, Glenn e Maggie evitano che tutti uccidano tutti gli altri, il tutto mentre Abraham, Rosita ed Eugene si tengono a disposizione degli sceneggiatori cani. E qualsiasi possibile punto di tensione torna immancabilmente ad acquietarsi come se niente fosse accaduto.
E soprattutto far parlare il nero di turno per cinque minuti prima di venire ucciso non paga più.
The Walking Dead in questa stagione è riuscito troppe poche volte a gestire il fitto cast se non concentrandosi volta per volta su un numero più ristretto di personaggi, perdendo così la visione d'insieme di una comunità che unitamente si muove per cercare di sopravvivere. E lo stesso si ripete in Conquer. Il romanticismo adolescenziale di Carl, seppur comprensibile, non serve a nient'altro se non a distrarre dalla trama principale, così come la scaramouche tra Glenn e il minchia. Rick si ritrova invece all'improvviso innamorato alla follia di una tizia bionda indisponente, tanto da essere disposto a dichiarare guerra all'intera Alexandria pur di possederla carnalmente.
Rick e Co. hanno sempre agito come se aspettassero di scoprire una nuova Woodbury dietro l'indulgente Alexandria, e invece di sviluppare l'ambiguo che avrebbe garantito una buona dose di ansia si è preferito concentrarsi su un gruppo di anziani tristi che ascoltano i Nine Inch Nails. Gli alessandrini quindi non possono essere tacciati di doppiezza ma piuttosto di stupidità imbarazzante e boria. E torno a chiedermi come possano essere vissuti sereni così a lungo non essendo nemmeno in grado di chiudere un cancello. Gli abitanti di Alexandria non sono solo ingenui, ma anche stolidamente inconsapevoli.
Tutta la quinta stagione si è concentrata sul conflitto tra il gruppo capitanato da Rick e gli altri, senza arrivare ad una concordanza ragionata. I nostri eroi a volte hanno riconosciuto gentilezza verso persone che non lo meritavano affatto (padre Gabriel e i poliziotti dell'ospedale), altre hanno dovuto lecitamente difendersi (Terminus), altre ancora sono stati irriconoscenti (Alexandria). Appare ovvio avere riserve sulla fiducia da concedere, ma agire in modo totalmente sconclusionato no.
Spero almeno che la codardia di Deanna, la violenza emotiva di Rick, il pragmatismo machiavellico di Carol, la forza zen di Morgan e cannibali fuori dalle mura ci riservino un stagione migliore di quella appena conclusa.
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