mercoledì 26 febbraio 2014

Claimed


Pare proprio che in questa seconda metà di stagione Scott Gimple stia cercando di rimediare agli errori accumulatisi durante le serie precedenti. Michonne è completamente diversa da come l'avevamo conosciuta, Carl sta quasi diventando un essere umano decente, Carol è quanto di più lontano dalla moglie intimorita della prima stagione, anche Daryl, Glenn e Maggie stanno crescendo ed evolvendosi. Bisogna riconoscere a Rick il merito di aver insegnato loro la cosa più importante: la capacità di giudizio. Tanto che adesso sono diventati anche un po' troppo indipendenti e a volte, nelle loro scelte, toppano miseramente. 

In Claimed sono raccontate ancora una volta le storie di due gruppi distinti sopravvissuti al massacro della prigione, apparentemente in marcia verso il nuovo e forse sicuro rifugio. 


E in questa puntata finalmente Rick ritorna ad essere Rick. Trovandosi in pericolo e temendo per la vita di Carl e Michonne, è costretto ad agire senza moralismi. Per due volte è obbligato ad usare violenza su un altro uomo e per due volte è pronto a farlo. Infine riprendere il suo ruolo di leader e guida Carl e Michonne verso la salvezza, pure qua, forse. Evviva il redivivo Rick, evviva il rock 'n roll.

Michonne e il bimbominkia sono ormai very best friends, e decidono di approfondire l'amicizia parlando un poco di bambini morti. La nostra ninja preferita, che non è stata in grado di difendere la sua famiglia, ora è finalmente pronta a vivere e non a sopravvivere, è decisa a non spezzare i legami che ha difficilmente creato e a coltivare il rapporto con il suo nuovo, ristretto mondo. L'unica altra alternativa è la morte.


Glenn si ritrova trascinato a miglia di distanza da Maggie, sta viaggiando su un camion guidato da un trio di improbabili uomini e donne alfa che sembrano usciti direttamente da un qualche picchiaduro degli anni '80. Ed è per questo che già li amo. Eugene è lo scienziade con competenze in fatto di zombie ma decisamente inabile con le armi da fuoco. Abraham è il super soldato cazzuto tragicomico che vuole salvare il mondo, tutto da solo. Rosita, abbigliata come una pubblica moglie, sta là solo perché la figa che riesce a sfondarti il cranio a pedate è la cosa più vicina al concetto di bellezza universale. Ma a Glenn poco importa che questo capannello di freak abbia una missione da compiere, il suo unico scopo è quello di trovare Maggie. E così, ormai appiedati e abbandonata l'idea di dirigersi a Washington, il trio si mette a seguire un tizio appena conosciuto che va nella direzione opposta alla loro destinazione. 


Una cosa è certa, Abraham Ford fa parte dei buoni e potrebbe portare quel sollievo comico che, se sfruttato bene, risolleverebbe tutta la serie. Ma adesso soffermiamoci sulla figura di Eugene. A primo impatto sembra un idiota totale. Sguardo da Trota e mullet, è davvero lui a possedere il segreto che salverà il mondo tutto? E vabbè che le apparenza possono ingannare, ma insomma, un minimo di forma è necessaria.

Come ho detto altre volte, The Walking Dead non può essere solo sangue e violenza e morte, necessita di momenti inutili per parlare del senso della vita, della bellezza che esplode con il sorriso di un bambino e necessita anche di uno straccio di analisi introspettiva dei personaggi, ma ultimamente si sta esagerando. Il ritmo di tutto il telefilm è completamente rovinato per tentare una pezzenterrima caratterizzazione dei protagonisti, perché se anche è importante capire spinti da quali interessi agiscono i nostri eroi, si tratta pur sempre di una serie sugli zombie, che quindi prevede un minimo di azione. Ad ogni modo questa puntata mi è piaciuta molto di più della scorsa e spero che la prossima, che dovrebbe avere Beth come protagonista, non mi faccia venire voglia di morire. 

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