Oh stanchi viaggiatori, lo sceneggiatore cane, immensamente magnanimo, si è infine degnato di regalarci una scoppiettante e coinvolgente puntata di The Walking Dead, che se A fosse stato l'episodio di apertura di metà stagione ci saremmo evitati due mesi di strazio e tedio senza fine.
Lo sceriffo è tornato in città. A comincia con il botto ed esattamente con Rick che squarcia il collo di Joe a morsi lasciando così la sua vena giugulare libera di annaffiare il sottobosco. Ce n'è abbastanza anche per il gaglioffo fermamente deciso a sodomizzare quella creatura innocente che è Carl, Rick si accanisce sull'uomo e non smette di colpirlo se non quando si ritrova ricoperto di frattaglie. Seguono trenta, inutili minuti durante i quali lo sceneggiatore cane di cui sopra si sente in dovere di spiegarci quali sono i meccanismi mentali che hanno spinto Rick ad agire con così tanta furia e insinua dubbi su cosa potrebbero mai pensare di lui i suoi compagni di scampagnata. Io vi dico, per l'ennesima volta, che Rick è si un personaggio complesso, ma sta dalla parte dei buoni, la trasformazione in feroce berserker avviene solamente perché annebbiato dalla paura, dalla disperazione. La meta è talmente vicina che ritrovarsi minacciato, in pericolo di vita e quasi senza possibilità di scampo è intollerabile. Non c'è tempo per le analisi di coscienza, bisogna agire ed è lui il solo in grado di assumersi la responsabilità di una decisione faticosa come questa, è lui il solo in grado di badare alla sua famiglia.
Ma anche quando sbudella gente, il buon padre di famiglia vola col pensiero ai felici tempi in cui era solo un semplice contadino che viveva dei frutti della terra in tutta serenità. Il dannatissimo conflitto interiore, che ha mandato in vacca tutta questa stagione, si risolve infine (evviva dio) quando prende la sacrosanta decisione di sfilettare Joe come una triglia. Niente più manie da vecchie signore annoiate con la fissa del bio.
Rick è consapevole di essere lontanissimo da ciò che ha sempre creduto di essere, l'istinto di sopravvivenza è ben radicato in lui, sente tutto il peso della responsabilità delle vite che gli sono state affidate. Se per difendere quello che ha di più caro è costretto a trasformarsi in un mostro, è pronto a farlo. Rick è diventato l'uomo che ha sempre combattuto e proprio per questo continua a sperare che Carl si faccia una persona migliore di quanto non sia egli stesso, e noi che siamo svegli l'avremmo capito anche senza il preziosissimo ausilio dei noiosi flashback.
Lo sceriffo è l'unico leader possibile, perché il più scaltro e il più intelligente, infinitamente più intelligente dell'evidente errore evolutivo che è Eugene. Rick si introduce di nascosto in Terminus, non bussa alla porta come invece fanno quegli sprovveduti di Maggie e Glenn. I residenti dell'isola felice non sentono la necessità di bloccare le porte o di avere una squadra di pattuglia, questo insospettisce Rick; ogni dubbio viene fugato quando vede l'espressione pazzoide dell'hippie invasata che passa la sua esistenza a cuocere salsicce. Capisce quindi di essere finito in una trappola tanto simile a quella che lui aveva preparato per l'ignaro coniglio. Ed è così che lo scanzonato gruppo di sopravvissuti finisce direttamente dalla padella nella brace, cosa che potrebbe risultare un filo ripetitiva, ma per questa volta non ci lamentiamo.
Tyresee, Carol e la cicciottissima Judith non sono a Terminus, ma confido che presto si ricongiungeranno all'allegra brigata. Beth, che muoia. Di lei non interessa niente a nessuno.
A ha dimostrato senza fallo che lo spettacolo ha bisogno dei suoi personaggi centrali, e cioè ha bisogno di Rick. Rick sceriffo però, non Rick minchia. Lui chiude efficacemente la stagione ed è sempre lui a preparare il terreno per la prossima con una semplice e potentissima frase, che sembra essere stata profferita direttamente dalle dolci labbra di Schwarzy:
They're going to feel pretty stupid when they find out they're screwing with the wrong people.
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