Il paziente zero della pandemia zombie giunge dalle calde acque del Golfo del Messico, trascinandosi senza requie sul fondo marino. Gli abitanti cubani, ignari di quello che saranno costretti ad affrontare, trascorrono serenamente la loro vita, tra un sorso di rum, sodomia, ascensori scassati, tele raccapriccianti e storie d'amore torbide. Ecco però arrivare la perturbazione. Tremenda e inesorabile. Il primo zombie terrestre fa il suo ingresso in scena, inarrestabile infetta diversi membri della comunità. Quando la pandemia inizia, seppur lentamente, a spandersi, il governo cubano punta il dito contro gli Stati Uniti. Con i loro sporchi dollari stanno pagando dei dissidenti perché distruggano una volta per tutte il socialismo. Juan, Lazaro e California, tre perditempo cubani, si tengono ben lontani da queste vicende politiche, fino a quando la loro anziana vicina di casa, inaspettatamente, non li coinvolge nella vicenda. Suo marito sembra morto, ma quando si riha è inarrestabile, soltanto una fiocinata dritta in
testa riesce a fermarlo. I tre cominciano a sospettare che non si tratti propriamente di un contestatore. L'epidemia si spande, anche se c'è da dire che gli zombie cubani sono molto pacati e gentili e mentre Juan finalmente capisce che i dissidenti possono essere uccisi solo se colpiti in testa, California prende il sole sull'amaca e Lazaro tenta la fuga verso Miami a bordo di un gommone. E' però impossibile allontanarsi da Cuba via mare, il fondo pullula di smascellati. Inizia così la resistenza dei nostri eroi, che fanno di necessità virtù, mettendo su una redditizia impresa. Organizzano un corso di autodifesa e si premurano di mandare al Creatore una volta per tutte i cari parenti infetti, naturalmente dietro lauto compenso. Dopo un mese però l'invincibile squadra, che nel mente è sopravvissuta grazie all'abile uso di shuriken, remi e biglie di vetro, si trova bloccata in una città invasa dai dissidenti. Cercare di resistere è ormai inutile, urge organizzare la fuga ed è destino che il pastore Jones li guidi verso la salvezza, ma forse no.
testa riesce a fermarlo. I tre cominciano a sospettare che non si tratti propriamente di un contestatore. L'epidemia si spande, anche se c'è da dire che gli zombie cubani sono molto pacati e gentili e mentre Juan finalmente capisce che i dissidenti possono essere uccisi solo se colpiti in testa, California prende il sole sull'amaca e Lazaro tenta la fuga verso Miami a bordo di un gommone. E' però impossibile allontanarsi da Cuba via mare, il fondo pullula di smascellati. Inizia così la resistenza dei nostri eroi, che fanno di necessità virtù, mettendo su una redditizia impresa. Organizzano un corso di autodifesa e si premurano di mandare al Creatore una volta per tutte i cari parenti infetti, naturalmente dietro lauto compenso. Dopo un mese però l'invincibile squadra, che nel mente è sopravvissuta grazie all'abile uso di shuriken, remi e biglie di vetro, si trova bloccata in una città invasa dai dissidenti. Cercare di resistere è ormai inutile, urge organizzare la fuga ed è destino che il pastore Jones li guidi verso la salvezza, ma forse no.
Juan of the dead è uno zombie movie con tutti i crismi, in cui tutti i cliché del genere vengono riletti in chiave originale e molto ironica. Il risultato è decisamente gradevole, e la celebrazione della pigrizia e l'indolenza che tanto bene descrive la condizione del popolo cubano, nasconde, nemmeno poi troppo, in realtà una critica politica al regime. Cuba, secondo l'impavido protagonista Juan, deve avere il coraggio e la volontà di mettere in atto il cambiamento che desidera, così da poter emendarsi dal fatalismo che affligge la sua popolazione. Tutto funziona bene, il ritmo è sostenuto, i sentimenti e le emozioni sono sviscerati al punto giusto e il tutto è permeato di una comicità nerissima. Nonostante si tratti di un B-movie realizzato con un budget ridotto gli effetti speciali sono dignitosi, le immagini splatter abbondano e l'Avana post apocalittica è un'ambientazione tanto inedita quanto interessante. Brugués non manca poi di omaggiare il cinema di genere italiano menzionando l'attore che più è stato rappresentativo della grandezza artistica italiana nel mondo: Rocco Siffredi. Consiglio quindi a tutti questa visione, che per ultimo ci offre il sofferto riscatto morale di un Juan.
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