Film indipendente italiano di fantapolitica diretto da Alessandro Capone e scritto da Tommaso Agnese e Luca D'Alisera.
2047, come prevedibile. I complottisti alla fine hanno avuto ragione, la Terra è retta da un governo confederato centrale che fa piovere meteore radioattive. A contrastare questo governo di terrore c'è la GreenWar, un gruppo di hippies ribelli capitanati da Sponge, che invia l'agente Willburn (un Baldwin a caso) a raccogliere prove che possano inequivocabilmente inchiodare il governo per i suoi crimini efferati. Willbrurn è il migliore attivista sulla piazza, tanto che giunto nel luogo della missione riesce a ferirsi da solo e poi fermare l'emorragia sparandosi graffe da legno in pancia. Ancora stordito dall'atroce sofferenza si guada intorno e ciò che vede sono corpi accatastati, tagliole da elefanti e una mutante mezza nuda che si scaglia contro di lui dall'alto. E se ancora non fosse abbastanza, si è perso
pure l'antirad, preziosissimo siero anti radiazioni che impedisce alla gente di vedere le mucche della Milka. Il nostro eroe in un qualche modo si solleva da terra, stringe amicizia con Tuag (la mutante di cui sopra) e quindi lancia un SOS facilmente intercettabile dal mondo tutto, e dunque anche dalla Confederazione. Entra così in azione Rutger, nei panni dell'irreprensibile e folle Colonnello confederato Asimov. Ha intenzione di uccidere Willburn e in seguito pisciare sul suo cadavere, ma per portare a termine il compito ha bisogno del mercenario più ganzo della storia del cinema mondiale: Lobo, interpretato da Michael Madsen. Gli sgherri confederati arrivano in loco e quello che trovano è un messaggio di benvenuto all'inferno che Willburn ha scritto con le sue stesse budella. La lotta tra Willburn la volpe, Asimov il caparbio e Lobo il dissoluto ha inizio tra tradimenti, speranze infrante, sfere di fumo che manco i ninja e visioni tangibili.
2047- Sights of Death è una produzione tutta italiana nostalgica dei terribili anni '80 e quindi con una buona dose di cafonaggine. La messa in scena concepita in economia enfatizza l'atmosfera tipica del b-movie e di conseguenza, essendoci come detto pochi mezzi a disposizione, è purtroppo costretta a lasciare molto più spazio ai vaneggiamenti di Rutger Hauer che non al movimento e all'azione. Le scene si svolgono all'interno di pochissimi ambienti, ma la resa visiva finale è comunque abbastanza credibile. La sceneggiatura è decisamente un po' troppo debole, numerosi sono i passaggi poco chiari che nonostante tutto fa sfoggio di qualche idea originale ma malamente sviluppata. La costruzione dei personaggi è del tutto assente, ma del resto con attori dalle filmografie sterminate del calibro di Danny Glover, Michael Madsen e Rutger Hauer ci si può permettere di lasciare che i caratteri si sviluppino da loro stessi. Magnifici nella loro zoticaggine Hauer e Madsen, molto capace e convincente è Neva Leoni nei panni di Tuag. 2047 - Sight of Death assume, giustamente, per tutto il film un atteggiamento impettito e nulla fa per sdrammatizzare o prendersi in giro, trascinando così la pellicola in un ridicolo involontario, accresciuto dalla presenza di un cast così altisonante. Ogni cosa scorre fluidamente dall'inizio alla fine, ma sono l'esuberanza recitativa di Hauer e in parte di Madsen e la rigidità espressiva di Daryl Hannah a regalarci un graditissimo retrogusto trash. 2047 - Sight of Death non è sicuramente da annoverare tra i capolavori del cinema italiano ma la pellicola, simbolo della rinascita dello sci-fi nostrano, suscita si qualche presa in giro benevola, ma mette anche in atto alcune buone trovate che con un budget più consistente e una sceneggiatura più forte avrebbero potuto fare del lavoro di Capone un progetto molto meglio riuscito.
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