sabato 18 maggio 2013

R.O.T.O.R.



Film di fantascienza del 1989 diretto da Cullen Blaine che, oltre a regalaci 90 minuti di pura arte cinematografica, ci spinge ad interrogarci su grandi temi etici.

Si parte con la voce narrante del Dr. Coldyron che racconta di quanto lui desiderasse costruire una macchina per combattere crimine e corruzione dilaganti e di quanto sia finito tutto in vacca. Ma l’avventura ha ufficialmente inizio quando il Capitano Coldyron comincia a raccontare la sua giornata tipo. La fresca brezza del mattino soffia sul suo ranch, il bestiame rientra per fare colazione e il sole regala gioiosi luccichii alle finestre della sua casa. Il nostro scienziato si sveglia, indossa gli stivali da cow-boy, mette su un vecchio disco di Meat Loaf, prepara il caffè per il suo cavallo e fa esplodere tronchi con la dinamite. Dopo di che lo aspetta una lunga e dura giornata nel laboratorio operazionale didattico di polizia, che poi è un
bell’ambiente in cui i tecnici scambiano saluti da rapper con degli aspirapolvere. Questo è un giorno campale per la polizia tutta, viene presentato il prototipo R.O.T.O.R. (Robotic Officer of the Tactical Operation Research/Reserve Unit). Costruito con una lega poco conosciuta, ed è talmente tanto flessibile che il nostro robo-sbirro ha imparato a fare aerobica guardando le VHS di Cindy Crawford, ma non finisce mica qui, perché con la memoria ad apprendimento molecolare bastano una scintilla, un po’ di corrente, un induttore ed un impulso celebrale stimolato perché il metallo impari qualsiasi cosa serva per induzione. Nel mezzo della presentazione Coldyron però è costretto a lasciare le menti elette presenti perché il capo divisione Bugler chiama. Questi comunica al Capitano che il Senatore Douglas, finanziatore del progetto, vuole che il prototipo sia messo in funzione entro e non oltre 60 giorni invece che in 4 anni, che lui c’ha da diventare Presidente degli Stati Uniti e bisogna darsi una mossa. A Coldyron sembra una notizia piuttosto bislacca, dato che dispongono sono di uno scheletro fatto di una lega nemmeno tanto conosciuta e fottendosene degli ordini si dimette, che lui c’ha da cucinare bistecche e andare a ballare la polka e non può mica stare dietro alle paturnie di un Senatore con la gotta. Nel giro di cinque minuti viene rimpiazzato dal suo assistente Dr. Houghtaling, con tanto di robot al suo fianco. E mentre il Capitano se la spassa con la sua ragazza i due nuovi responsabili combinano danni. A causa di un sovraccarico, la celeberrima lega poco conosciuta prende vita e diventa uomo, e non provate a farvi domande, che tanto non ci sono risposte. Coldyron poi va a comprare la carbonella, ma siccome si annoia sventa anche una rapina e subito il pensiero vola alle sue provette, se non sarà lui ad occuparsi del progetto le strade lo inghiottiranno in un sol boccone, denti occhi e capelli compresi. E’ troppo tardi per i ripensamenti, mentre lui cazzeggiava R.O.T.O.R. si è attivato e, rubata una moto, comincia a sparare in faccia a tutti quelli che superano il limite di velocità. Il Capitano si lancia all’inseguimento della sua creatura, ma il robocop con i baffi da messicano è inarrestabile, irreprensibile si spende per far rispettare la legge, schiaffeggiando wrestler e sparando a camionisti. Coldyron è in seria difficoltà, intuisce che  non può fermare il cyborg tutto da solo, e dunque non resta che chiedere aiuto alla Dottoressa Corrine Steele, co-progettatore dell’abominio, bella figa con due spalle larghe quanto quelle di un pugile e con il ciuffo biondo alla Malgioglio. Non vi attende nessuna sorpresa, perché ce lo dicono all’inizio che il povero R.O.T.O.R esplode in mille piccoli pezzi, ma l’acuto Blaine ci riserva un ultimissimo colpo di scena!

Film godibilissimo anche se pecca di manie di grandezza. Si rifà palesemente a ben più famosi lungometraggi come Robocop e non manca di citare Terminator, ma bisogna riconoscergli che anticipa la questione morale poi sviluppata in Judge Dredd. La sceneggiatura è ridicola, i buchi presenti nella trama sono infiniti, così come infinita è la giornata del povero Dottor Coldyron, ma quello che più salta agli occhi è la totale contraddizione tra la scena iniziale e quella finale, che in teoria dovrebbero combaciare. La prima si svolge al tramonto, la seconda al mattino, ma glielo si perdona perché il combattimento per fermare R.O.T.O.R. è a dir poco esilarante.  

La mancanza di scene madri poi è totalmente compensata da questa splendida, maestosa, impagabile frase pronunciata da Coldyron: il mio licenziamento farebbe più rumore di due scheletri che scopano in una bara comune, fratello.


Dovete guardarlo, non avete scuse dato che il film completo è sul tutubo.

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