E' partita la nuova stagione di Boardwalk Empire e Steve Buscemi c'ha le occhiaie ancora più peste del solito, che bere whiskey alle sette di mattina e raccattare malattie sessualmente trasmissibili da pubbliche mogli non rigenera né lo spirito né il corpo. Tanto più se nel mentre tentano anche di ucciderti.
New York Sour ricomincia a raccontare le vicende della ridente Atlantic City otto mesi dopo la fine della terza sanguinolenta stagione, e subito ritroviamo il caro Harrow intento nel suo ruolo di angelo della morte più tenero della storia della tv, ma talmente tenero che gli manca metà faccia perché si è sciolta a causa della dolcezza insita in lui. Ad ogni modo, prima di tornare dalla sorella Emma, che l'accoglie puntandogli amorevolmente una doppietta addosso, uccide un po' di gente con la classe e l'eleganza che gli sono proprie. Anche se non se ne svela il motivo, probabilmente gli omicidi vengono commessi per garantire alla sorella e quindi a se stesso un po' di tranquillità. Harrow è in assoluto il miglior personaggio di tutta la serie, di tutte le stagioni e di tutta la tv in generale e forse anche del cinema, dunque spero sinceramente che continui ad essere protagonista per i prossimi anni a venire.
Nucky invece in questa puntata rimane sullo sfondo, non è che combini granché a parte regalare una borsa di soldi a Masseria, che fa vergognare la stirpe italica tutta con i suoi modi da burino, per assicurarsi un altro paio di settimane di vita spensierata. Allo stesso tempo Joe Masseria e Arnold Rothstein sono anche un po' felici che Nucky abbia deciso di ridimensionarsi decidendo di fare affari solo entro i confini del suo feudo, non interferendo quindi in nessun modo con i loro bisniss. E vabbè che Nucky è ancora provato dagli avvenimenti della scorsa stagione, ma questa è la prima volta in cui è assente per quasi tutta la puntata, che qua gli sceneggiatori ci stanno mandando un messaggio.
E Mr. White invece ha preso possesso dell'ex Babette, che adesso si chiama in un altro modo che non ricordo, ma è come il vecchio Babette, solo che c'hanno messo le ballerine scurotte e hanno già inzozzato di sangue la carta da parati nuova. Che a Dunn Big Bamboo il triangolo proprio non piace e quindi pensa bene, con nostra grandissima gioia, di staccare la testa al terzo incomodo con una bottiglia di liquore.
La linea comica di questa puntata è affidata ad Al Capone, la cui storia è un po' scollegata da tutte le altre. Torrio chiama Capone preoccupato dal fatto che il suo nome sia finito su un articolo di giornale, ma il cicciabombo Al è invece risentito per essere stato definito factotum di Torrio e soprattutto perché il giornalista ha scritto male il suo cognome. E anche questa volta ci fa la figura dello scemo, Al è abbastanza intelligente da limitarsi a dare qualche scapaccione al giornalista che ha osato scrivere Caponi invece che Capone, ma non abbastanza da capire che per un contrabbandiere magnaccia mafioso sarebbe meglio mantenere l'anonimato invece di cercare la notorietà. Che dalla serie proprio non si capisce come sia potuto diventare il più grande gangster di tutti i tempi dato che è tardo e pure un poco represso.
Una gelida rabbia ha offuscato la mia mente quando ho visto quella grandissima paragnosta di Gillian ancora viva e vegeta, tanto più che avanza pretese sulla custodia del piccolo dolce Tommy, che per fortuna però rimane con Julia. E poiché la fortuna arride agli stronzi, già alla prima puntata le riesce di trovare un protettore, Roy Phillips. Spero che la rossa incestuosa muoia tra atroci tormenti.
In conclusione questa puntata mi è sembrata comunque un po' noiosa, probabilmente perché, nonostante abbia amato molto la serie, la terza stagione aveva chiuso praticamente tutte le vicende degne di essere seguite. Inoltre questa puntata manca di continuità, le storie dei vari personaggi sono un po' troppo slegate tra loro e si sente fortemente la mancanza di personaggi come Margaret e Van Alden. Dopo tutto questa era una sorta di capitolo riepilogativo e allo stesso tempo di introduzione, quindi spero di vedere qualcosa di meglio durante le settimane a venire.
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